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Gentlemen you can’t fight in here – this is the war room

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To see what is in front of one's nose needs a constant struggle. (G. Orwell)

Un articolo di Repubblica di ieri descriveva una nuova graduatoria delle nazioni basata sull’”Happy Planet Index” (“indice di felicita’ planetaria”?) o HPI. Elaborato da una tal New Economics Foundation, questo indice si propone di misurare il benessere di uno Stato in una maniera che tenga conto dell’effettivo benessere degli abitanti e della sostenibilita’ a lungo termine del livello di vita, piuttosto che del puro e semplice benessere economico misurato (molto male, in verita’) dal PIL.

La premessa mi pareva interessante, tanto piu’ che gia’ in passato avevo accennato all’argomento. Ma il rapporto mi lascia parzialmente scettico.

Mi sta benissimo che si usi l’”impronta ecologica” (per abitante) come indice di sostenibilita’. Anche gli “anni di vita felice” (una combinazione di aspettativa di vita e un indice di “life satisfaction” che dovrebbe misurare la “bonta’” di questi anni) mi sembrano un’ottimo modo per misurare il benessere.

Ma i risultati sono a volte sconcertanti. Qualche esempio abbastanza clamoroso:

  • Come fa un Paese in guerra come la Colombia ad essere al sesto posto? ok, l’impronta ecologica e’ bassa (1.8); ma possibile che la “life satisfaction” sia piu’ alta (7.3 contro 7.2, 7.1 e 6.9) di quelle di Germania, Francia e Italia?
  • E che ci fa l’Arabia Saudita al 13esimo posto? Sono credibili la sua “life satisfaction” (7.7: i sondaggi con cui l’hanno determinata avranno incluso delle donne?) o la sua impronta ecologica (2.6, contro 9.5 per gli Emirati Arabi Uniti, 8.9 per il Kuwait e 2.7 per il molto piu’ povero Iran)?.

Insomma, l’affidabilita’ dei dati potrebbe avere qualche problema. Non solo: l’indice della “life satisfaction” puo’ avere problemi intrinseci. Me ne vengono in mente tre:

  • Il piu’ importante e’ che la “life satisfaction” probabilmente e’ legata piu’ alla direzione in cui stanno andando le cose piuttosto che al loro livello assoluto: gli abitanti di un Paese ricco che si sta impoverendo sono spesso meno soddisfatti di quelli di un Paese povero che si sta arricchendo; anche nel caso in cui il primo Paese stia “oggettivamente” meglio del secondo
  • la “life satisfaction” puo’ subire forti variazioni di breve periodo in caso di eventi “sporadici”: che so, la vittoria (o la sconfitta) ai mondiali di calcio
  • infine, cio possono essere differenze culturali che rendono inomogenea la sua misurazione: ad esempio la tendenza a “vivere alla giornata” dei latino-americani potrebbe aiutare a spiegare gli ottimi risultati dei Paesi di quella regione.

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