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To see what is in front of one's nose needs a constant struggle. (G. Orwell)

ERC

Per quanto io (per il momento) lavori in un’Universita’, le insistenti “voci” riguardo all’accorpamento degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR – vedi ad es. qui) mi riguardano indirettamente. Pare che uno dei motivi che spinge in questa direzione sia la bassa efficienza dei ricercatori italiani nel raccogliere fondi all’estero: il Ministro Profumo porta come esempio il caso dell’European Research Council (ERC), dove il contributo italiano e’ quasi doppio di quello che poi i ricercatori “italiani” (cioe’ che lavorano in Italia) riescono a riportarsi a casa: partecipando all’ERC l’Italia sta finanziando la ricerca all’estero.

A parte il fatto che non mi e’ chiaro come l’accorpamento possa migiorare questa situazione, in questi giorni sono (sempre indirettamente) coinvolto proprio nella sottomissione di una domanda per dei fondi ERC, cosi’ come lo sono stato l’anno scorso. Credo quindi di poter spiegare al Ministro il motivi principale dello scarso successo dei ricercatori italiani:

molte domande vengono rigettate in quanto i proponenti hanno “scarsa visibilita’ internazionale” o non hanno mai avuto “ne’ un postdoc ne’ un dottorando” (dai commenti ricevuti in risposta alla domanda in cui ero “indirettamente coinvolto” lo scorso anno; che pur essendo stata valutata positivamente – credo nel top-20% – non e’ stata finanziata). Visto che per avere visibilita’ internazionale, postdocs o dottorandi occorrono fondi (per pubblicare, andare a conferenze, pagare stipendi), l’obiezione si traduce in “non avete avuto finanziamenti”. Cosa che in Italia capita molto piu’ spesso che in UK o nei Paesi Bassi: da noi i soldi scarseggiano in generale, ed ancor piu’ nella ricerca.

Per capire se quel che dico ha senso, ho raccolto le statistiche sulle borse ERC disponibili sull’apposito sito e li ho messi a confronto con i dati riguardo al PIL e alla spesa in ricerca e sviluppo di ciascun Paese, disponibili attraverso l’ultimo OECD Factbook (2011-2012) .

 

Nella figura qui sopra troviamo i risultati dei miei confronti.

Comincio dai due grafici in alto: a sinistra abbiamo la frazione dei fondi totali ERC ricevuta da ciascun Paese, in funzione della frazione dei fondi ERC pagata da ciascun Paese (poiche’ la “quota” dell’ERC e’ circa proporzionale al PIL, quest’ultima e’ calcolata sulla base dei rapporti fra i PIL): gli stati sopra la linea tratteggiata ricevono piu’ di quel che pagano, al contrario di quelli sotto. E’ evidente quel che dice Profumo: l’Italia paga il 13-14% del bilancio ERC, ricevendone solo il 7-8% delle erogazioni. A destra abbiamo in ordinata gli stessi dati, ma in ascissa abbiamo la frazione delle spese in R&D nei vari Stati, rispetto alla spesa R&D totale nei Paesi ERC. Anche in questo grafico l’Italia sta sotto la linea tratteggiata che indica il “pareggio”, ma di poco; inoltre (quasi) tutti i punti sono molto piu’ vicini di prima alla linea tratteggiata, segno del fatto che la spesa in R&D e’ (come sospettavo) quella che determina la ripartizione dei fondi ERC. Insomma, il modo piu’ semplice per aumentare la quota dei fondi ERC che va all’Italia e’… finanziare meglio la ricerca italiana. Questo perche’ l’ERC vuole finanziare l’eccellenza. Essere buoni con meta’ dei fondi e’ possibile; essere eccellenti e’ molto piu’ difficile, se non impossibile.

I grafici in basso servono per capire piu’ in dettaglio quali Paesi stiano facendo meglio o peggio di quel che ci si attenderebbe sulla base dei PIL o delle spese in R&D: le ascisse sono come quelle di sopra; ma in ordinata c’e’ il rapporto fra l’ordinata e l’ascissa dei punti del grafico in alto: essere a 1 (linea tratteggiata) significa che il finanziamento ERC e’ pari alla “quota” di partecipazione. Come gia’ detto, non brilliamo: riportiamo a casa il 60% scarso del nostro contributo; ma nel grafico a destra vediamo che questo e’ il 90% di quanto ci si aspetterebbe sulla base della spesa R&D. Quest’ultimo grafico ci dice anche chi e’ meglio imitare. Abbastanza a sorpresa, la Germania NON e’ un esempio (va poco meglio di noi nel plot a sinistra, molto peggio in quello a destra): i modelli di riferimento dovrebbero essere Svizzera e Paesi Bassi o (piu’ realisticamente, date le dimensioni simili alle nostre) il Regno Unito.

Infine, una proposta low-cost (se non addirittura money-saving) per il Ministro: perche’ non trasformare i vari PRIN, FIRB ecc. in modo che possano essere richiesti solo da (o con preferenza a) chi ha sottoposto un proposal ERC equivalente? Magari riutilizzando la valutazione ricevuta in sede europea.

[Note metodologiche: 1) Per motivi "pratici" (= avevo gia' la tabella dei PIL 2010) i PIL (GDPs) sono quelli dell'anno 2010, calcolati in modalita' purchasing power parity; ma la spesa in ricerca e sviluppo (R&D) e' stata calcolata usando i dati (% della spesa in R&D sul PIL totale) del 2009, in quanto i dati 2010 non sono ancora disponibili. La cosa non e' del tutto corretta, ma non mi aspetto che abbia effetti rilevanti. 2) Il sito ERC da' la distribuzone geografica del numero e del tipo di grants, non il loro ammontare totale. Per cui io ho trovato la distribuzione degli Starting Grants distribuiti negli anni 2007, 2009, 2010, 2011 e 2012 (tutti quelli disponibili sul sito) ed assunto che ciascuno di essi fosse di 1.1 milioni di euro; alle cifre cosi' ottenute ho aggiunto la distribuzione degli Advanced Grants distribuiti tra il 2008 ed il 2011 (di nuovo, tutti quelli disponibili sul sito), assumendo che ciascuno di essi fosse di 1.8 milioni di euro.]

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